«Alla sovrana dei Lumi dobbiamo la Scala e la guglia della Madonninna» racconta lo storico Erico Ercole
Vienna si prepara a festeggiare i trecento anni della nascita dell’unica imperatrice donna: Maria Teresa d’Asburgo (13 maggio 1717-29 novembre 1780). Dedicato a lei, il ballo delle debuttanti che sboccerà stasera a palazzo Spinola-Società del Giardino non vedrà entrare Maria Teresa, come è successo un tempo a Sissi, «perché in realtà la grande sovrana che trasformò il volto di Milano fece qui solo un fuggevole passaggio. Vi rimase un giorno, tornando dalla Toscana, per assistere a una messa in Duomo nel 1739, e accorgersi che la Cattedrale era asfissiata a sinistra da un muro».
Lo racconta Enrico Ercole, che espone alla società del Giardino un documento di sua proprietà firmato dalla sovrana sull’ordine delle strade in Lombardia e stasera impersonerà l’arciduca Ferdinando, quattordicesimo figlio dell’imperatrice e governatore di Milano, entrando nella sala del trentaquattresimo ballo insieme alla moglie Beatrice d’Este. Prosegue una tradizione voluta dall’Austria Italia Club, sotto l’altro patronato del Ministro Federale per l’Europa, l’Integrazione e gli Affari Esteri della Repubblica d’Austria, della Città di Vienna, dell’ambasciata d’Austria in Italia e del Consolato Generale d’Austria. Il Ballo Viennese di Milano è un appuntamento atteso.
La Scala, la Madonnina sulla Grande Guglia, palazzo Reale, l’accademia di Brera, la villa Reale di Monza. «Basta questo elenco – racconta Enrico Ercole, studioso della dinastia degli Asburgo-Lorena -, per renderci conto delle opere che dobbiamo a questa sovrana del secolo dei Lumi, che fu davvero illuminata nella cura di Milano, intuendo la posizione strategica della città per l’impero», ma accudendola anche in quanto madre di una coppia di sposi che tra queste strade visse. Per loro nel 1777 fece costruire la villa Reale di Monza. La scelta per il progetto cadde sull’architetto Giuseppe Piermarini, autore di tutte le bellezze milanesi durante il regno di Maria Teresa.
«Dobbiamo a lei se Milano divenne la città della moda. Ferdinando e Beatrice erano festaioli e Maria Teresa mandava qui i sarti e le stoffe migliori». Anche stasera le donne in candide corolle e uomini in smoking, insieme a cadetti e cadette dell’accademia Teuliè, daranno vita a un valzer che, più passa il tempo, più sembra sempre meno fuori tempo, nonostante insegua il sogno elegante di una coppia felice e danzante, in un momento storico in cui l’uomo e la donna stanno conoscendo sinfonie purtroppo ben diverse da un giro di valzer.
«Il nostro rapporto con il passato austriaco è ancora complesso – ammette Enrico Ercole – ma dobbiamo distinguere la prima fase del governo asburgico, quella di Maria Teresa, dalla seconda, quella di Francesco Giuseppe. Se in corso Magenta vediamo delle lastrine di marmo sulle mura, ci troviamo di fronte al primo catasto teresiano. Fu l’imperatrice ad imporre alle grandi famiglie, i Belgioiso, i Litta, i Dal Verme, di pagare le tasse sulle case. Li costrinse ad abbellire la facciata esterna dei palazzi, perché la nobiltà cittadina faceva bella solo la parte interna degli edifici».
Come tutte le donne della casa d’Asburgo era molto devota alla Madonna, per questo volle che il Duomo avesse una guglia degna di sorreggere la statua di Maria. «Era di corporatura molto forte. Per non patire due volte, si faceva togliere i denti cariati durante i travagli e di travagli ne ebbe ben sedici, portando un amore focoso e devoto verso il marito Francesco I. Si dice che ruppero persino un letto e che alla sua morte trovarono un documento in cui lei segnò il numero dei mesi, dei giorni, delle ore e dei minuti passati con lui». Stasera a tavola due portate per ricordare il suo gusto: il risotto alla milanese e la limonata, bevuta a litri. Perché il risotto? «Capì l’importanza del riso per l’economia milanese, ne incentivò la coltura e la cultura in un momento in cui i contadini non avevano ancora preso coscienza delle potenzialità di questa pianta», e poi emise un editto in cui imponeva alle università di studiare nuovi modi non solo per coltivare, ma anche per conservare e cuocere il riso.
Non scordò neppure il muro che soffocava il Duomo sul fianco di palazzo Reale. Senza pensarci un attimo, lo fece abbattere. Di lei possediamo un grande ritratto nella pinacoteca di Brera, dove diede inizio anche al culto dell’orto botanico. «Gli spagnoli avevano lasciato una città devastata. Maria Teresa la ricostruì. Impressionate pensare come riuscì a fare tutto questo avendola visitata solo per un giorno, ma un grande regnante è ancora più grande se sa scegliere i suoi collaboratori, cosa che in questo caso lei dimostrò di saper fare abilmente». L’apertura della festa di stasera è affidata al dottor Wolfgang Spadinger, console generale d’Austria a Milano, e a Ingrid de Marinis Tschirk, presidente dell’Austria Italia Club. La raccolta fondi verrà devoluta a MediCinema Italia Onlus, organizzazione no profit che porta il cinema e la cultura negli ospedali a scopo terapeutico, in linea con il culto del teatro dell’ideatrice del teatro alla Scala.
Tratto da: Il Giornale – Milano