Trama
1969: pronto a ritirarsi dalla sua longeva e illustre carriera accademica, il professor Indiana Jones (Harrison Ford) viene catapultato in una nuova avventura che coinvolge lo spietato ex nazista Jürgen Voller (Mads Mikkelsen) e l’intraprendente studentessa di archeologia Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge), figlia del suo amico e compagno d’avventure di lunga data Basil Shaw (Toby Jones). L’oggetto del desiderio è un preziosissimo quadrante proveniente dall’Antica Grecia che si pensa possa permettere di viaggiare nel tempo…
Perché è un film Medicinema
Giunta al quinto capitolo, la saga di Indiana Jones, per la prima volta orfana di Steven Spielberg alla regia, si trova al momento cruciale di dover dare nuova linfa a un personaggio leggendario, nel tentativo di mantenere in qualche modo alto l’appeal spettacolare alla base delle sue mirabolanti avventure. L’apparato teorico ha una sua ragione d’essere, sorretto dall’idea di voler suggerire, in piena Space Age di fine anni ’60, la conquista del Tempo accanto alla conquista dello Spazio. Ma che il professor Jones sia un mito oltre ogni epoca, in grado di vivere nel passato ma guardare al futuro, è già stato mostrato con consumata inventiva da Spielberg e George Lucas in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008). Questa pellicola è un’ultima avventura di grande umanità, che ci fa capire quanto l’incontro con le persone a noi più care abbia un valore più alto di qualunque viaggio nel tempo. Spesso ciò che più cerchiamo è, semplicemente, accanto a noi e questa toccante pellicola ce lo ricorda molto bene.